Il connubio tra cibo e sentimenti, spesso inconscio, ci porta sempre a collegare sapori, profumi e ricordi. 
Il cibo non è solo nutrimento del corpo, ma anche dell’anima: è qualcosa di straordinario.
Attraverso i nostri gusti raccontiamo tanto di noi ed è sempre molto affascinante quello che un piatto, un sapore, un ingrediente racconta.
Ogni volta che si apre la porta rossa, tutto inizia con un «Buongiorno, mi dica…»

250 gr di bellezza

Ognuno di noi ha piccole e grandi abitudini che costituiscono l’impalcatura del nostro sentirci un po’ meno fuori dal mondo in cui viviamo. Cresciamo aumentando i riti alla ricerca di comfort zone in cui scaldarci, angoli di sole contro la bruttura del mondo. Penso spesso a tutto questo da quando ha fatto la sua comparsa il sig. Alberto nel nostro negozio. Dire che è un tipo riservato è davvero un eufemismo! Chiuso in una solitudine di pensieri in cui ogni domanda che mi rivolge è chiaramente una questione tutta interna e la mia risposta solo una parvenza di dialogo di normalità, Il sig. Alberto arriva ogni sabato in tarda mattinata, sempre alla stessa ora con una puntualità maniacale. Osserva la vetrina del bancone, quasi avesse occhi laser per scrutare il ripieno di ogni raviolo e puntualmente (si) domanda «Cosa posso mangiare oggi?».

Cercando di non interrompere i suoi pensieri, provo a mantenere attivo il mio ruolo in questo teatro delle parti e con delicatezza inizio a descrivere i gusti disponibili dei nostri ravioli.

«Oggi è fortunato perché ci sono i ravioli di pesce, che solitamente facciamo solo su prenotazione per il venerdì, ma abbiamo prodotto qualcosa in più per i clienti che passano di sabato. Le posso proporre anche i ravioli al cavolo cappuccio rosso e i classici con erbette e ricotta fresca di bufala. Tutte verdure di stagione come da nostra filosofia. Oppure può sempre contare sui classici ravioli di carne di manzo».

Ha lo sguardo incuriosito e mi sembra un invito a proseguire: «Abbiamo anche la pasta liscia: tagliatelle, tagliolini e spaghetti alla chitarra e tutta la parte di gastronomia…» Ma lo perdo per strada, il gioco è durato troppo e lui ha già sentenziato la sua scelta

«250 grammi di questi ravioli, questi… Grazie»

I suoi 250 g settimanali, sono forse la sua scommessa di rapporto con il mondo esterno. La dose che ogni sabato si concede per uscire da una solitudine riservata, fatta di piccoli gesti quotidiani. La nostra porta rossa è diventata piano piano un’abitudine e non più una scommessa. Lo vedo dalla distensione dei gesti, dall’apertura a farsi consigliare. Il sig. Alberto è diventato anche più elastico nell’orario, ma i suoi 250 g di ravioli restano invariati ogni settimana.

Ha assaggiato praticamente tutti i gusti da quando abbiamo aperto e a pensarci, forse, oltre ad una scommessa con se stesso, i passi che dividono casa sua dalla nostra porta rossa sono pieni anche di curiosità. Quella stessa curiosità che riempie i cuori di due innamorati al primo appuntamento.

La sua scommessa è anche un’avventura gastronomica che ogni settimana lo porta in un luogo del gusto nuovo.

Da quando il pastificio è diventato una nuova comfort zone, il sig. Alberto ha aggiunto ai 250 g di ravioli anche un nido di spaghetti alla chitarra, allungando il piacere della coccola ad un altro giorno nei menu quotidiani. Vederlo muoversi con più agio, mi permette di lanciarmi finalmente nella domanda delle domande: «tra tutti i gusti che ha assaggiato posso chiederle qual è il suo preferito?»

«Sono legato ai ravioli Camilla» mi risponde con l’orgoglio di chi finalmente può esprimersi liberamente senza costrizioni di ruoli o di paure «le carote mi ricordano la mia infanzia e la scorza di arancia dona un profumo che mi fa stare bene».

L’ultima volta che il sig. Alberto ci ha fatto visita deve aver sbagliato clamorosamente l’orario, perché ha trovato il negozio pieno e ha dovuto attendere il suo turno. Incredibilmente neanche questo incidente di percorso lo ha turbato. Sembrava quasi attendesse questa opportunità di ulteriore libertà per regalarsi una gita di osservazione dei nostri scaffali. Ogni piccola cosa con cui avevamo arredato e riempito il nostro negozio, sotto il suo sguardo, sembrava prendere ancora più significato. Era un piacere guardare con quale cura osservava la nostra ricerca di prodotti di piccoli produttori, di libri, ma anche di dettagli e di forme nell’arredamento, nella nostra pasta, nelle scelte che proponiamo ogni giorno.

Tutto ha riempito il suo sguardo e quando è arrivato il suo turno ha sentenziato:
«Questo posto è bello!»

Il sig. Alberto è riuscito così a raggruppare in una sola frase la grazia della nostra filosofia e ricerca.